L’impiego di test su animali per le verifiche di sicurezza da parte dell’industria cosmetica ha subito negli anni una costante e progressiva limitazione, sino alla sua totale eliminazione.

L’11 marzo 2013, infatti, con l’entrata in vigore anche del divieto di commercializzare, dopo questa data, i prodotti cosmetici contenenti ingredienti testati per particolari studi di tossicità (tossicità da uso ripetuto, tossicità riproduttiva e tossicocinetica) al di fuori dell’Europa comunitaria, l’Unione europea ha decretato  il bando totale della sperimentazione animale a scopi cosmetici.

Si è concluso così un processo iniziato nel 2004 con il divieto di testare su animali i cosmetici finiti, esteso poi a marzo 2009 anche agli ingredienti e alla commercializzazione, sul territorio comunitario, di cosmetici la cui formulazione finale era stata oggetto di sperimentazione animale oppure che contenevano ingredienti testati su animali al di fuori dell’Europa comunitaria.

Va però sottolineato che prima di questa data, da più di 20 anni, ben in anticipo rispetto a quanto imposto dalle leggi, non si svolgevano più sperimentazioni animali su prodotti cosmetici nei Paesi comunitari. Questo risultato era stato ottenuto soprattutto grazie all’impegno dei produttori di cosmetici, in collaborazione con il mondo scientifico e le istituzioni, nella ricerca e messa a punto di metodi alternativi. Lo dimostra il rapporto ufficiale pubblicato nel 2010 dalla Commissione Europea, secondo il quale nel 2008 solo lo 0,0125% di tutti gli animali utilizzati nella sperimentazione scientifica era impiegato per valutare la sicurezza di ingredienti da usare nei cosmetici.

Che cosa dice la legge

La normativa europea sui cosmetici ha imposto un graduale divieto dei test animali per scopi cosmetici. In particolare, con la settima modifica della normativa europea del 2003, poi confermata dal Regolamento europeo 1223/2009 sui cosmetici, è stato stabilito:

  • un divieto immediato per tutti quei test per i quali esistono metodi alternativi convalidati e accettati;
  • da settembre 2004 è vietato testare i prodotti cosmetici finiti sugli animali. In realtà, è una pratica che non viene più usata dagli anni ’80;
  • da marzo 2009 nessun ingrediente cosmetico può essere testato su animali nella Unione europea;
  • da marzo 2009 è vietato commercializzare nella Unione europea i prodotti cosmetici contenenti ingredienti testati su animali al di fuori dell’Europa comunitaria, ad eccezione di quelli valutati con i test di tossicità da uso ripetuto, tossicità riproduttiva e di tossicocinetica, il cui divieto è entrato in vigore nel marzo 2013.

L’impegno dell’industria cosmetica

L’industria cosmetica fin dall’inizio degli anni ’90, dunque ben prima dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni, si è attivata per trovare metodi di analisi alternativi a quelli animali. Basti pensare che già nel 1992 Cosmetics Europe – The Personal Care Association (associazione europea di riferimento per l’industria cosmetica) aveva creato una commissione sui metodi alternativi ai test animali (SCAAT). Lo scopo era, ed è ancora oggi, quello di coordinare gli sforzi che l’industria cosmetica stava e sta dedicando allo sviluppo, alla creazione e alla validazione di metodi innovativi, capaci di valutare la sicurezza sia degli ingredienti sia dei prodotti finiti in maniera uguale o superiore ai test animali. La priorità, infatti, è sempre quella di tutelare la salute del consumatore, ricorrendo a metodi di valutazione di materie prime e cosmetici finiti capaci di offrire garanzie assolute da questo punto di vista. Grazie al contributo fondamentale dell’industria cosmetica italiana ed europea grandi passi in avanti sono stati compiuti e nuovi test alternativi sono oggi disponibili. Tuttavia la ricerca continua e si concentra oggi soprattutto in quattro aree: l’irritazione oculare, la genotossicità/mutagenicità, la sensibilizzazione cutanea e la tossicità sistemica.

I test alternativi

Grazie soprattutto al lavoro compiuto dall’industria cosmetica in questo settore, è stato possibile mettere a punto cinque test alternativi, che hanno già ricevuto la convalida da parte del Centro Europeo di Convalida dei Metodi Alternativi (ECVAM), in particolare:

  • un metodo per la valutazione della corrosione cutanea (Trascutaneous Eletrical Resistance Assay);
  • modelli di pelle umana per la misurazione della corrosione cutanea (EpiskinTM, EpidermTM, SkinEthicTM);
  • un metodo per la misurazione della fototossicità (3T3 Neutral Red Uptake Phototoxicity test);
  • un metodo in vitro per la valutazione dell’irritazione cutanea (EpiskinTM, EpidermTM, SkinEthicTM);
  • un metodo in vitro per la misurazione dell’assorbimento cutaneo.

Quest’ultimo metodo in vitro ha ricevuto l’approvazione ufficiale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).