Ci si può abbronzare anche all’ombra, anzi, chiusi in casa! Ma non è necessario foderare le pareti di lampade UV, basta guardare sullo scaffale dei cosmetici. L’occhio vi cadrà sui cosiddetti prodotti autoabbronzanti, generalmente in forma fluida, creme, lozioni o gel, che applicati sulla pelle, dopo un adeguato tempo di posa, ottengono una colorazione dorata o brunita del tutto simile a quella provocata dai raggi solari.

L’abbronzatura prodotta dall’esposizione solare risponde a un meccanismo della pelle che coinvolge un particolare pigmento al suo interno: la melanina. La melanina contenuta nell’epidermide ha una naturale funzione protettiva in grado di filtrare e assorbire i raggi aggressivi del sole. L’attivazione di questo processo fisiologico di difesa fa sì che i melanociti aumentino la produzione di melanina causando l’imbrunimento della pelle che chiamiamo abbronzatura.

Tutto chiaro? Bene, ora dimenticatevelo! Perché la melanina non c’entra niente con il meccanismo degli autoabbronzanti. Pur raggiungendo risultati simili a quelli della tintarella naturale, il self-tanning si avvale di tutt’altra reazione chimica. La maggioranza dei prodotti sul mercato è a base di una sostanza naturale nota come diidrossiacetone (DHA), uno zucchero in grado di reagire con le cellule di cheratina presenti nello strato più superficiale della pelle, lo strato corneo, e di innescare un meccanismo autopigmentante molto superficiale. La scoperta di questa sostanza risale agli anni ’20 del Novecento quando alcuni ricercatori studiando un dolcificante per diabetici scoprirono le proprietà coloranti del DHA.

Questa differenza tra le due modalità di azione evidenzia il motivo per cui l’applicazione di prodotti autoabbronzanti non costituisce in alcun modo una “preparazione” o una protezione dall’influenza dei raggi solari sulla pelle. L’unico modo per proteggersi dai danni provocati dai raggi UVA e UVB è usare prodotti schermanti ed esporsi al sole nei tempi e nei modi corretti.

Il self-tanning dunque, ha un risultato puramente estetico che però richiede particolare cura se si desidera ottenerlo a regola d’arte. Ecco alcuni consigli:

1 – Esfoliare
Prima di applicare un prodotto autoabbronzante è necessario preparare la pelle con una buona detersione e uno scrub accurato, la presenza di cellule morte contenenti cheratina può causare discromie e zone di iperintensità della colorazione causa del temutissimo effetto “a macchie”.
Dopo lo scrub e prima dell’applicazione del prodotto autoabbronzante evitate di usare una crema idratante che potrebbe influire sull’omogeneità del colore finale.

2 – Programmare
Evitate di applicarlo dopo la doccia, il momento migliore per il self-tanning è la sera per lasciare alla pelle il tempo di reagire. Data la superficialità della reazione colorante degli autoabbronzanti, a differenza della tintarella vera e propria, la ceretta immediata può non essere una buona idea. Programmate una sequenza di attività estetiche che non preveda la depilazione subito dopo la stesura dell’autoabbronzante.

3 – Applicare correttamente
Muovetevi dal basso verso l’alto con movimenti circolari facendo attenzione a coprire bene tutte le aree della pelle. Ripetete l’operazione due o tre volte a distanza di qualche minuto.
Attenzione alle mani! Per proteggere palmi e unghie meglio indossare i guanti e lavarsi spesso le mani durante l’applicazione.

4 – Sfumare
La natura diversa tra la reazione della cheratina e quella della melanina fa in modo che a parità di intensità totale alcune zone risultino più scure di altre. Con l’autoabbronzante è il caso delle giunture, ginocchia e gomiti che per ragioni anatomiche risultano particolarmente ricche di cheratina e invece povere di melanina. Per questo motivo, quando applicate un prodotto autoabbronzante cercate di non insistere in queste zone.