Il termine strobing deriva dalle lampade stroboscopiche che con flash intermittenti illuminano di luce bianca tutto ciò che incontrano. Questa tecnica di make-up, spesso proposta in rete come alternativa al contouring, è basata su un uso magistrale dell’illuminante. A differenza del contouring e dello sculpting infatti, non ci si concentra sulle zone d’ombra del volto ma solo sui punti luce. Esaltando al massimo le zone più chiare del viso con prodotti illuminanti sia perlati che opachi, si ottiene così un magnetico effetto tridimensionale.
Le aree da accendere nello strobing sono: la linea del naso partendo dal centro della fronte fino alla punta, la parte superiore degli zigomi con una diagonale che segue l’osso alla base dell’occhio, l’area lacrimale della palpebra mobile, la porzione di pelle sopra all’arco di cupido e la linea subito sotto le sopracciglia.
I bagliori tipici dello strobing guardano a Oriente. Amanti  delle pelli chiarissime, le donne coreane, giapponesi e cinesi desiderano da sempre enfatizzare l’incarnato con bagliori di make-up illuminante. La tecnica è anche molto amata nel fashion business e considerata un vero e proprio must per i fotografi che, dietro l’obiettivo, apprezzano quei contrasti che rendono un viso davvero interessante.